La Storia di Olivia e Bea

Mi chiamo Olivia, ho sei anni e sono nata d’estate in un campo di lavanda nel sud della Francia. Era la terza domenica di luglio, la Festa della Lavanda, ed era di notte, e credo che quella notte persino la luna abbia sentito il profumo di quei campi colorati di blu. Anch’io ricordo benissimo quel profumo, sapeva di cielo e di mare, un mare di fiori, e io nuotavo tranquilla tra le sue piccole onde. Per questo ho sempre un mazzolino di lavanda con me, ovunque vada, e di viaggi ne ho fatti tanti. Anzi io vivo in viaggio. Sono la piccola principessa di un circo.

La mia famiglia appartiene al circo, da sempre. E “sempre” nella mia memoria vuol dire dall’inizio del Novecento, da quando è nata la mia bisnonna, Maria, che ha appena compiuto 103 anni. Maria ama raccontarmi di quando era bambina anche lei, e poi ragazza, e poi ragazza innamorata. Sogna ancora suo marito, sorride mentre dorme e ogni mattina si mette un velo di rossetto sulle labbra, e poi si raccoglie i suoi lunghi cappelli in uno chignon. La mia bisnonna è molto orgogliosa dei suoi capelli. E ha ragione, sono d’argento e brillano come quelli delle fate. A mia nonna piacciono tanto anche i vestiti, ne ha di bellissimi. Apre i bauli e mi dice: “Un giorno saranno tutti tuoi”. I bauli sono sempre aperti e io mi tuffo dentro. Quando i bauli si chiudono vuol dire che dobbiamo partire. E allora Maria ripiega la grande gonna di velluto rosso ricamata di perle, il mantello trapunto di stelle verdi, la tunica del colore dell’acqua, le scarpette di camoscio azzurro e la camicia leggera come un petalo di rosa. Tra un abito e l’altro la mia bisnonna mette dei fogli di velina bianca e sopra l’ultimo foglio qualche fiore di lavanda. Piacciono tanto anche a lei. Poi non c’è più tempo, e il baule si chiude.

Noi gente di circo siamo dei giramondo, quando sentiamo il vento dell’ispirazione e del cambiamento partiamo. Annusiamo l’aria come le volpi che alzano il muso e fiutano gli odori del vento, e allora via, verso una nuova città. Ricordo tantissime città, ricordo tantissimi ricordi e per non dimenticarmi nulla disegno. Un giorno ho disegnato una bambina, piccola come me, affacciata tra i tetti di Parigi e dalla finestra dell’abbaino vedevo il suo gatto disteso sul letto, e il gatto le diceva: “Perché stai alla finestra a guardare le rondini? Vieni a giocare con me!”. Un’altra volta, e quella volta ero in Grecia, ho disegnato una spiaggia di conchiglie, e un pescatore mi ha regalato un corallo che aveva appena pescato nel mare. Nella mia valigia ci sono anche i disegni che ho fatto in Spagna e in Italia, e quando viaggiavamo in Italia ho scoperto una vecchia città dove alle dieci di sera un campanile batte cento rintocchi, e allora le porte delle mura si chiudono, e io cercavo di contarli quei rintocchi ma non sono mai arrivata fino a cento, stavo già sognando.

Ho una migliore amica che si chiama Bea, una splendida cucciola di leopardo.
L’ha fatta nascere mio papà circa 6 anni fa, in una notte di fine Ottobre presso uno di quei circhi che avevano ancora gli animali, uno dei pochi rimasti.

Diana, che per molto tempo è stata la stella di quella compagnia, era un po’ nervosa. Mio papà si è avvicinato, le ha appoggiato l’orecchio sulla pancia e ha capito tutto: aspettava un cucciolo. E il cucciolo era Bea. Io e Bea siamo nate a pochi mesi di distanza. Siamo inseparabili.
Anche quella compagnia ha deciso poi di rinunciare allo spettacolo felino, ed adottare la nostra filosofia di spettacolo creato solo sulle abilità umane. Gli animali sono esseri liberi, come noi.
Diana ha deciso di seguirci con la sua cucciola, si sa che sono i felini ad adottare te e non viceversa, ora sono nostre amiche di avventure, compagne di viaggio.
Diana si fida di me, lascia che Bea mi segua nelle esplorazioni.
Forse mio papà mi ha regalato il suo superpotere.
Si Perché mio papà ha un superpotere.
Parla con i felini, conosce la lingua segreta dei leoni, delle leonesse, delle tigri e dei leopardi, e persino quella dei gatti di strada.

Mio papà si chiama Adì, che significa “senza paura”. Il suo nome è indiano, perché mio papà è di origini Indiane.

Ha studiato etologia a Parigi e lavora come fotografo naturalistico, anche lui, così come noi è un giramondo.
Mio papà e mia mamma si sono conosciuti ad una mostra in Francia sulla fotografia del circo. La mia famiglia era stata invitata in quanto storica e alcuni scatti ritraevano la grazia di mia nonna Irina, che quel giorno indossava un meraviglioso abito di velluto turchese e accostato all’argento dei suoi capelli brillava come una stella.

Mia nonna Mira, è figlia della bisnonna Maria. Nonna Mira è nata in Siberia, anche lei in un giorno d’estate. E un’estate di tanti anni dopo ha incontrato mio nonno Pietro, che in realtà era un pescatore, e per amore di mia nonna, mio nonno ha lasciato il fiume, ma non ha fatto fatica perché gli occhi di Irina erano verdi e trasparenti come le acque del suo amatissimo fiume. Irina era una ballerina e sapeva danzare galoppando sui cavalli. Anche a lei piacevano molto i vestiti e si era cucita una meravigliosa gonna di tulle verde e azzurro, che accompagnava ogni sua acrobazia. Mia nonna mi ha insegnato danza classica e mi ha insegnato a fare la ruota.

Mio papà trovò la stessa grazia, immortalata nelle foto d’epoca, in mia mamma, quindi se ne innamorò perdutamente, ancora prima di vederla danzare nell’aria come una libellula.

Mia mamma si chiama Anna e ha gli occhi nocciola del suo papà. E anch’io ho gli occhi nocciola. Mia mamma è una trapezista, o meglio ha volato da un trapezio all’altro finché sono nata io, e allora ha preferito seguire la sua passione segreta, i costumi. Mia mamma è diventata costumista e per un po’ ha lavorato anche per un teatro importante in Italia, e poi ha aperto il suo atelier. Le piaceva troppo cucire, ricamare, scegliere le stoffe, i nastri, i bottoni, le spille. Però non voleva lasciare il nostro circo e allora ha deciso che anche l’atelier e il negozio avrebbero seguito la vita del circo. Quando arriviamo in una città, si sparge la voce e tutte le mamme e le bambine vengono a vedere i vestiti disegnati dalla mia mamma, creati per la stagione corrente. La mia mamma li disegna pensando a me, e le piace quando indosso i suoi vestiti e corro per i prati, salto, danzo, faccio le capriole e le piroette. Dice che le vere principesse del circo devono essere belle e devono sentirsi libere. E dice che se voglio avere per amica una leopardessa come Bea devo avere la sua stessa eleganza. E dice anche che insieme a Bea inventerò un mondo meraviglioso e conoscerò tante bambine. E insieme sarà un circo meraviglioso. Il mio circo. Il circo di Olivia.

…Questa mattina mi sono svegliata prima del solito e ho visto il vento che cullava una foglia settembrina timidamente arrossita.

Estate volteggia insieme ad autunno in una nobile danza,

nei lunghi pomeriggi assolati, nelle notti vivaci delle sagre paesane.

poi stanca, si concede un lungo riposo che dura tutto un inverno,

nella dolce attesa che Primavera la risvegli con le carezze del suo soffio che profuma di fiori.

Bea alza il muso, socchiude gli occhi, annusa l’aria di cambiamento.

mentre Si prepara al calore del caminetto, allo scoppiettio delle castagne, alla neve e alle favole sotto le coperte…

Nel frattempo le valige della nonna sono aperte, vedo la sua ampia gonna che
da destra ondeggia velocemente verso sinistra.
Sento l’emozione e la frenesia della scoperta in tutti noi…
Dove saremo diretti? Quali tradizioni ci aspettano?